Nicola

     

 

Vorrei raccontarvi una breve storia, triste, ma colma d'amore e di speranza.

C'era a Chiavari un piccolo angelo buono, di nome Nicola.

Fino al Natale 2009 viveva felicemente insieme alla sua famiglia: mamma, papà e la sorellina Matilde. Naturalmente aveva tanti amici: i compagni d'asilo, gli amici del nuoto e del karatè, qualche amichetto in montagna. E poi gli adorati nonni e gli zii.

Nicola era un bimbo speciale: a Natale non aveva fatto una lunga lista con i regali che avrebbe desiderato ricevere, perchè diceva che la sua stanza era già piena di bei giochi: gli sarebbero bastate tante belle scatole colorate con bellissimi fiocchi, da sfasciare la mattina di Natale. Anche se la sorellina, a dire il vero, non era tanto d'accordo.

Era incuriosito da ogni nuova cosa: passeggiare sugli scogli, andare in bicicletta lungo il fiume per guardare le papere e qualche cigno, camminare in campagna o nel bosco, in inverno andare con l'auto a cercare qualche posto non troppo lontano con un po' di neve, fare con papà qualche lavoretto in garage con la mola e con la morsa. Insomma era un bimbo entusiasta di vivere.

Tutti poi ricordano il suo grande affetto, lo sguardo dolce, i tanti baci che mandava. Aveva anche imparato un po' a leggere e a scrivere.

Questa dolce e tenera favola si interrompe quando compare la malattia che chissà da quanto covava in lui e di cui sono comparsi i sintomi solo a Natale 2009, dopo la recita dell'asilo, dove Nicola impersonava uno dei re magi.

 

Gli ultimi giorni sereni sono all'inizio del 2010: per l'Epifania Nicola è con la sorellina in passeggiata a Rapallo, a cavalcioni del cannone di fronte al castello e, verso sera, eccolo a vedere i fuochi artificiali a Chiavari, dopo che non aveva potuto ammirarli a Capodanno per la mareggiata. E così lo ricordiamo seduto in spiaggia, su un grosso tronco portato dal mare, insieme al papà e a Matilde, con la testa all'insù e le mani sulle orecchie, per attenuare i colpi troppo forti, con gli occhioni spalancati e stupiti.

Un paio di giorni dopo, nel weekend, tutti sulla neve a Santo Stefano d'Aveto con alcuni amichetti, con slittino e bob, sui nuovi impianti, ma... che freddo faceva!

Ed ancora: il giorno dopo si torna all'asilo, al pomeriggio a lezione di nuoto e poi di corsa a Genova, per una visita dal gastroenterologo, per capire di più su quel vomito che dalle vacanze di Natale ogni tanto arrivava.

Ed ecco che si affaccia la tragedia: il bravo Dott. Barabino effettua alcuni test neurologici pratici (Nicola, toccati il naso! Chiudi gli occhi!...) e non è per niente convinto dei risultati, ma, per non spaventare inutilmente la mamma, le dice solo di andare subito a fare una TAC all'Ospedale Gaslini, sempre a Genova.

Di certo la mamma non era molto tranquilla alla richiesta di una TAC cranica per un disturbo allo stomaco, però non avrebbe mai immaginato che in quei momenti si stava materializzando una tragica svolta per la vita di Nicola e dell'intera famiglia.

E difatti lei ricorda distintamente il proprio stupore quando, all'uscita dalla TAC, incrocia lo sguardo del dottore che le appoggia una mano sulla spalla e la invita a chiamare anche il papà prima di relazionarla in merito.

In una cupa notte di pioggia del gennaio 2010 veniva fatta la prima diagnosi di una terribile malattia alla testa, confermata la mattina seguente dalla risonanza magnetica.

Seguivano l'operazione chirurgica, poi una diagnosi ancora più grave nelle settimane successive, la radioterapia, la chemioterapia tradizionale e le chemioterapie finali ad alte dosi con trapianto autologo, la fisioterapia riabilitativa e la logopedia.

In tutto questo periodo Nicola ha mantenuto sempre una serenità ed una voglia di riprendersi che ora lascia senza respiro chi l'ha conosciuto. Ha sempre creduto negli incitamenti dei suoi genitori e degli amici, nel loro conforto e sprone affinchè si sforzasse e si facesse curare così da guarire. Ed anche verso Gesù Nicola non ha mai mancato di recitare le preghiere, a volte anche insieme a Padre Aldo o altri frati del Gaslini.

Era amato da dottoresse ed infermiere, per la sua dolcezza e bontà e per l'assoluta assenza di capricci durante tutti i trattamenti.

 

A metà novembre, però, a soli due mesi dalla fine di tutte le cure, la mamma capisce che il recupero non c'era più e non per un capriccio di Nicola: la malattia si era riaffacciata, aggressiva, ed i medici cambiavano radicalmente la prognosi non lasciando più alcuna speranza.

E allora, quanto appariva ai nostri occhi mal riposta tutta la fiducia che Nicola aveva serbato nei confronti dei suoi cari e con la quale coraggiosamente aveva affrontato tutte le cure!

Si poteva forse in quel momento preparare un bimbo di sei anni a morire?

A quella età si pensa alla vita, al gioco. Per fortuna non vi è ancora la consapevolezza che la vita può finire così presto.

Fino alla settimana precedente alla recidiva passeggiava in collina col papà: pur con grande sforzo, non rinunciava a camminare per recuperare. In casa voleva fare da solo anche le scale.

E quando si pensava di aver raggiunto le situazioni peggiori, ecco presentarsi l'agonia, il lento e progressivo spegnersi di una vita: doloroso in un adulto, in un anziano; straziante da vedere in un bambino.

A gennaio 2011, ad un anno esatto dall'inizio di questo terribile cammino, Nicola ha affrontato la sua ultima notte: così come la prima sera al Gaslini, aveva vicino mamma e papà che, poco prima dell'aurora, lo hanno affidato nelle mani del Signore, di Dio, di quel Dio che Nicola pregava tutte le sere così:

"Gesù, io mi metto nelle tue mani. Tienimi stretto fino a domani".

 

Gli articoli di giornale che parlano di Nicola

 

Alcune belle lettere ricevute dai genitori

 

 

 

 

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